lunedì 27 febbraio 2017

[Recensione] "Accesso Negato" di Ugo Lucchese

Protagonista di oggi un romanzo di cui mi è stata gentilmente inviata una copia digitale dopo che ne ho fatto la segnalazione qui sul blog - ma da fine marzo sarà ordinabile anche in formato cartaceo. 
Grazie ad Alessandra dell'ufficio stampa per avermi chiesto se fossi interessata.  
 

Titolo: Accesso negato
Autore: Ugo Lucchese
Editore: Libromania
Genere: Thriller
Formati: epub, mobi
Prezzo: € 1,99 

Trama: Tradire un'organizzazione criminale è una cosa rischiosa, soprattutto se si ha a che fare con la Costellazione, un impero del crimine potentissimo e supersegreto. Non la pensa così Nico, che si occupa di fabbricare dossier per mettere sotto scacco imprenditori, politici e chiunque entri nel mirino del Giudice, il misterioso capo dell'organizzazione. Forse stanco di una vita da furfante e accecato dalla perizia che ha sempre dimostrato nel suo lavoro, Nico ha deciso di rischiare e assicurarsi un futuro sereno grazie ai segreti di cui è a conoscenza e alla sua esperienza negli "affari". Qualcun altro, però, lo ha anticipato e il tradimento non passa inosservato come sperato, scatenando una caccia all'uomo senza quartiere in cui tutti fanno il doppio gioco e forse nessuno è davvero quello che sembra. 



Nico, uno dei protagonisti, fa parte di questa organizzazione criminale chiamata "Costellazione" e i suoi compiti consistono nel piazzare prove dopo sopralluoghi e intrusioni e nel raccogliere informazioni importanti per minacce e ricatti - perché quello che il Giudice vuole, il Giudice ottiene. 

Ma si sa che l'occasione fa l'uomo ladro e, tanto per citare indirettamente l'autore di questo romanzo, se l'uomo è già in principio un ladro l'occasione lo rende ancora più avido. Capita così quindi, dopo un lavoro di routine, che a Nico venga voglia di prendersi un po' di soldi per sé e perché non rubare alla sua stessa organizzazione - i cui introiti sono cifre così alte persino impossibili da immaginare. Ma nonostante le sue capacità andrà davvero tutto liscio? 

Ammetto che ci vuole un po' a ingranare. 
La storia segue due personaggi che apparentemente non hanno alcuna correlazione e la narrazione non è lineare: nella prima metà del romanzo si salta continuamente avanti e indietro nell'arco di tre/quattro giorni - con un passo avanti e due indietro, poi due avanti e uno indietro. 
Se non si presta attenzione è facile perdersi e dimenticare a che punto e che ora della storia avevamo lasciato un personaggio e inquadrare la giusta sequenza di avvenimenti in ordine cronologico

L'altro protagonista è Fabrizio - detto Frisu, un ragazzo che lavora in un'agenzia pubblicitaria e di pubbliche relazioni e si occupa di selezionare gli attori idonei ai diversi casting. Lo seguiamo in una sua tipica giornata di lavoro, almeno fino al momento in cui gli viene recapitato in ufficio un cellulare sconosciuto e, nella stessa scatola, la sua foto della patente. Perché? Si tratta forse di una minaccia

Appena passata la metà si comincia a collegare i pezzi quando vere identità e messinscene vengono finalmente svelate. 
Dopo lo smarrimento iniziale dei salti temporali, si riesce a prendere il ritmo e successivamente questi non sono più così "bruschi" come in precedenza - anche quando abbandoniamo uno dei personaggi per un po' per seguire di più l'altro e riprendere le fila della sua storyline, diventa poi più facile ricordare a che punto si era rimasti e la sequenza corretta degli eventi

Nico è una sorta di Arsenio Lupin in quanto a movenze e intrusioni, dotato di una tecnologia che farebbe invidia a Ethan Hunt di Mission: Impossible e aiutato da un hacker che sembra uscito direttamente da CSI: Cyber e che forse potrebbe addirittura insegnare loro qualcosa. 
Sebbene a volte risulti forse un po' inverosimile - ma ehi, io non sono una criminale e me ne intendo fino ad un certo punto, si continua comunque a leggere con la curiosità di sapere cosa tirerà fuori Nico dal suo borsone degli attrezzi del mestiere

Nico è un personaggio bieco - cosa che ci si può benissimo aspettare viste le premesse. 
Ma le sue decisioni in seguito non sono affatto dettate da sentimenti del tipo "oh, rubo alla mia stessa organizzazione perché ne voglio uscire e oh, siamo tutti cattive persone". Nico sa di non essere una bella persona e la sua avidità non farà che aumentare, portandolo quindi a non curarsi affatto degli eventuali danni collaterali e in più di un'occasione l'ho alquanto detestato

La Costellazione, se vogliamo, costituisce una sorta di personaggio implicito - ha occhi e orecchie ovunque e la decisione di Nico non di certo passata inosservata. 
E se c'è qualcosa che la Costellazione prende davvero sul serio è la sua stessa sicurezza - motivo per il quale ai traditori si spara praticamente a vista
La tag-line di questo libro è azzeccatissima perché in questo libro la pietà non è neanche una parola che si trova sul vocabolario.

È comunque una lettura piacevole, in cui le tessere vanno ad incastrarsi una alla volta e si scoprono connessioni di cui non si sospettava l'esistenza. 
Cpure un plot-twist finale e anche se devo dire che l'avevo un po' "annusato" da lontano, sono rimasta comunque sorpresa dalla "freddezza" del soggetto in questione - che vi devo dire, ormai avrò i sensi allenati con tutti i polizieschi che guardo e se qualcuno mi sembra troppo sollecito per me è anche sospetto. 

sabato 25 febbraio 2017

Some (New) Books Are (Here) #7

Appuntamento di Some (New) Books Are (Here) un po' imprevisto, ma ieri il postino è passato e io sono sempre felice quando mi recapita qualcosa. 
Specialmente se suddetto qualcosa si stava facendo attendere provocandomi l'ansia.  

Some (New) Books Are (Here) è una rubrica inventata da me a cadenza assolutamente casuale nella quale vi mostro le mie nuove entrate in materia librosa, perché sono arrivate in casa mia e via di questo passo.

Il primo libro che vi mostro avevo intenzione di farmelo regalare per il mio compleanno ad aprile, ma non potevo aspettare. E così, mentre ho ordinato il regalo di compleanno per mio padre qui ad inizio marzo, io ne ho approfittato. 
 

Si tratta di Golden Son - Il segreto di Darrow di Pierce Brown, sequel di Red Rising - Il canto proibito. Dopo quell'inizio abbastanza freddino delle prime 100 pagine, il resto mi aveva appassionata tantissimo e dopo quel finale poi! Devo assolutamente sapere come continua la storia. 


Il secondo libro invece l'ho comprato usato. 
Dopo che vi avevo parlato dei due libri in mio possesso nel Chocolate Book Tag, sono andata a spulciare Amazon alla ricerca di quelli mancanti e uno l'ho trovato. 


E ieri è finalmente arrivato Come ammazzare mamma e papà di Antonio Amurri, che completa la trilogia dopo quello sulla Moglie e quello sul Marito. Non temete, non ho cattive intenzioni nei confronti dei miei genitori - anzi, mia madre non vede l'ora di leggerlo. Come i due volumi precedenti anche questo è ironico, è una satira sui diversi esemplari di genitori che un figlio può ritrovarsi. E con le istruzioni su come toglierli di mezzo nel migliore dei modi. 

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E adesso tenterò di fare la brava per un po'. 
Almeno fino al mio compleanno, quando farò il regalo a me stessa.  

venerdì 24 febbraio 2017

Orgoglio e Pregiudizio Story | I film tratti dal libro

Quando Susy di I miei magici mondi mi ha scritto una e-mail per chiedermi se mi andava di far parte di questo progetto, non ho potuto dire di no. 

D'altronde non ne ho mai fatto mistero, è addirittura scritto nella colonna a destra: Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen è il mio romanzo preferito, un amore nato quando avevo solo 12 anni - e considerando che ad aprile ne compio 28, capite bene che di tempo ne è passato. 

Un amore così grande che ci ho persino scritto una tesi di laurea sopra - e non posso fare a meno di sorridere se ripenso a quella giornata di ottobre 2011 quando sono andata alla Biblioteca del Cinema di Bologna e mi sono immersa in appunti scritti a mano e fotocopie di libri anche in inglese che poi mi sono tradotta personalmente. E all'epoca non me la cavavo ancora bene come oggi. 
Mi sarei portata a casa persino le fotocopie dei libri in francese, se solo mi fossi ricordata qualcosa di questa lingua dalle scuole medie. 

Bene, perché ho nominato la Biblioteca del Cinema? 
Perché la mia tesi di laurea non era semplicemente su Orgoglio e Pregiudizio in generale, ma sulla sua storia e le sue trasposizioni cinematografiche - motivo per cui, quando Susy mi ha contattata, mi sono prenotata immediatamente per questa tappa. Il post era già scritto in pratica. 

Credetemi però quando vi dico che non è stato affatto facile metterlo insieme: con il resto, nella mia tesi di laurea c'è un capitolo sul film del 1940 e c'è un capitolo sul film del 2005. Infine c'è anche un capitolo in cui metto a confronto i due film. 
Confezionare questo post in modo che non fosse troppo lungo - qui ho gettato presto la spugna - ma che allo stesso tempo fosse esaustivo senza annoiarvi troppo ha richiesto parecchio impegno. 

Quindi cominciamo, ma prima il calendario con tutte le tappe. 



Iniziamo prima da un paio di note. 

Gli adattamenti del romanzo sono iniziati nel 1938: prima di quella data non sarebbe stato possibile creare una trasposizione del libro che potesse funzionare sul grande schermo. La ragione principale è che i romanzi della Austen sono conosciuti e amati per la bellezza e il potere delle parole più che per la pochissima azione che vi si svolge al suo interno. Durante il periodo del cinema muto niente, nemmeno le didascalie, avrebbero potuto rendere l’efficacia del momento in cui Elizabeth ascolta il discorso di Darcy con Bingley, nel quale lui dice di trovarla appena passabile. Frasi importanti che danno il via a tutte le espressioni di orgoglio di Darcy e pregiudizio di Elizabeth.
La versione più precisa in assoluto è la miniserie in sei episodi prodotta dalla BBC e datata 1995, con protagonisti Colin Firth e Jennifer Ehle e diretta da Simon Langton - ma noi siamo qui oggi per parlare dei film.


Orgoglio e Pregiudizio: la rappresentazione cinematografica del 1940

La prima trasposizione su grande schermo di Orgoglio e Pregiudizio è stata realizzata lontana dalla sua terra d’origine, l’Inghilterra, e ha preso vita a Hollywood, negli Stati Uniti. 
La regia fu affidata a Robert Z. Leonard, ma l'Inghilterra ebbe comunque il suo spazio perché fu scelto il britannico Laurence Olivier per interpretare il protagonista maschile Fitzwilliam Darcy e la parte della protagonista femminile Elizabeth Bennet fu affidata all’attrice britannica naturalizzata statunitense Greer Garson. 

Sebbene vincitore di un Oscar nel 1941 per la miglior scenografia in un film in bianco e nero, di fatto è il film meno fedele tra gli adattamenti realizzati - a sua discolpa c'è da dire che la sceneggiatura è stata realizzata basandosi più sull’adattamento teatrale di Helen Jerome, il quale conteneva cambiamenti e tagli molto più drastici e radicali di quanti se ne siano visti nella versione cinematografica, piuttosto che sull’opera originale della Austen.  

Il film fu ambientato quarant’anni dopo la sua ambientazione originaria. La diversa ambientazione si nota anche nel momento in cui la signora Bennet dice che la notizia dell’arrivo di Bingley è la più bella che abbia ricevuto da quella della sconfitta di Napoleone a Waterloo. In realtà, sebbene la Austen abbia vissuto nel periodo delle guerre napoleoniche, nei suoi romanzi non si fa mai accenno alle vicende storiche o politiche del suo tempo. 

Si riteneva che i vestiti dell'epoca austeniana non fossero abbastanza appariscenti e voci non accreditate riferiscono che i vestiti utilizzati fossero gli stessi di Via col vento, film risalente all’anno precedente. Altre voci dicono invece che i vestiti fossero originali, realizzati appositamente per essere usati in un film a colori - salvo poi scoprire che la pellicola era terminata proprio con la realizzazione di Via col vento.  

Sono tante le differenze in questo film rispetto al romanzo, alcune più insignificanti di altre: passi quindi una Lydia che ha diciotto anni invece di sedici, passi una Mary che trova anche lei un ufficiale che le fa la corte, passi un Wickham che viene introdotto prima di Darcy, passi una Anne de Bourgh che, invece di essere depressa e malaticcia, è una civetta tutta smorfie e mossette, ma quando sono le scene cardine a mancare, anche no. Uno dei momenti fondamentali della storia è la lettera che Darcy scrive e consegna ad Elizabeth dopo che lei ha rifiutato la sua proposta di matrimonio, per difendersi contro le accuse, mosse dalla ragazza, di aver separato Jane e Bingley e di aver rovinato la vita a Wickham. Dopo il turbamento dovuto al suo contenuto e all’iniziale rifiuto di crederci, la lettera fa aprire gli occhi ad Elizabeth e scatena il mutare dei suoi sentimenti. Ma la scrittura e la consegna della lettera nel film non esistono e questo momento viene sostituito da Darcy che, dopo il rifiuto di Elizabeth di sposarlo, spiega alla ragazza solo i motivi che lo hanno spinto a separare il suo amico Bingley da Jane e poi lascia la casa, lasciando Elizabeth delusa, amareggiata e arrabbiata. Questo dovrebbe essere il momento in cui si ha una svolta fondamentale per i personaggi, ma questa svolta non avviene. Di conseguenza viene a mancare anche il viaggio a Pemberley che Elizabeth fa con gli zii Gardiner e viene a mancare il momento del primo incontro tra lei e Darcy dopo la proposta di matrimonio e la discussione che ne è seguita

Al contrario c'è una scena completamente inventata che prende luogo al ballo di Netherfield, in cui Elizabeth tira con arco e frecce in giardino. 
Dapprima ascolta interessata Darcy che le spiega come fare e poi lo sorprende facendo tre volte centro e ripetendo l’azione ancora una volta all’arrivo di Caroline Bingley. Questa potrebbe essere una metafora per mostrare quanto Elizabeth sia determinata e più “adatta” a Darcy di qualunque altra delle sue sorelle, ma stona con l’immagine comune che si ha di Elizabeth, quella sì di una ragazza vivace e allegra a cui piace leggere, ma che in teoria non avrebbe dovuto in nessun modo saper tirare con l’arco. La sua capacità di mettere a tacere la gente in maniera tagliente viene paragonata in seguito alla sua abilità con arco e frecce. 
 
Per non parlare di Lady Catherine che alla fine del film si cala nei panni di Cupido e viene mostrato come fosse d'accordo con Darcy nel mettere alla prova Elizabeth e sia tutta contenta che si sposino. 
 
La regia di Leornard si focalizza principalmente sui primi piani di Greer Garson, lasciando a volte persino lo stesso Laurence Olivier in ombra - il quale invece si esprime più con la postura del corpo che con la mimica facciale
La Elizabeth di Greer Garson risulta il personaggio dominante, a volte persino troppo tagliente e caustica nell'uso delle parole
Il Darcy di Olivier un po’ più “rammollito” di quello che dovrebbe essere, è quasi “debole” nel modo in cui cerca di ottenere l’attenzione di Elizabeth e il modo sottile in cui ne cerca l’approvazione prima e l’amore dopo. Una Elizabeth che si mostra invece con un carattere più forte e duro del suo. 

Per certi aspetti, quella che dovrebbe essere alta commedia, finisce per diventare una commedia slapstick in più di un’occasione: ad esempio, dopo che Elizabeth ha rifiutato la sua proposta di matrimonio, Collins la segue strisciando sulle ginocchia mentre lei si allontana in preda all’orrore. Oppure la signora Bennet instaura una gara di velocità in carrozza in paese con la signora Lucas per essere la prima a presentare le figlie a Mr. Bingley appena arrivato.

Sebbene quello di Leonard non sia un film eccellente è tuttavia il primo a mettere in scena e a dare corpo all’attrazione anche fisica tra Elizabeth e Darcy - con tanto di bacio appassionato alla fine. 


Orgoglio e Pregiudizio: la rappresentazione cinematografica del 2005

Quello del 2005 è il secondo, e finora ultimo, adattamento realizzato per il grande schermo. 
La regia è di Joe Wright e il cast vede la presenza di Keira Knightley e Matthew MacFadyen nella parte dei protagonisti.
Joe Wright è un regista che si potrebbe definire molto “umano”, attento a focalizzarsi sui volti dei suoi protagonisti, sugli occhi e sulle espressioni che dicono più di quanto le parole non facciano. 

A differenza di Leonard, Wright non si focalizza solamente su Elizabeth, ma pone l'attenzione a 360° su tutti i personaggi e sulle ambientazioni e dedica la giusta attenzione ad ognuno di loro, anche a quelli che hanno un ruolo minore nella storia, e lo fa inquadrandoli in determinati momenti e cogliendo le loro espressioni in quell’istante. Se anche non hanno uno spazio in cui raccontare la loro storia a parole, ecco che allora sono i loro occhi e i loro movimenti a farlo al posto della voce.
Questo è stato il suo primo lungometraggio dopo l'esperienza televisiva ed è stato candidato a quattro premi Oscar nel 2006. 

Il film è ambientato nel 1797, lo stesso anno in cui la scrittrice ha cercato di far pubblicare Prime Impressioni, e comincia in maniera semplice, con campi lunghi e piani sequenza che mostrano l’inizio di una giornata a Longbourn. È proprio la rappresentazione iniziale del contesto in cui la storia è inserita a darci la prima idea del senso di familiarità e di affetto che avvertiremo sempre più forte man mano che la storia procede. 
I vestiti usati in questa versione sono molto più semplici rispetto a quelli pomposi che possiamo vedere nella versione antecedente, quasi a voler mettere più in risalto il personaggio attraverso di essi piuttosto che porre l’attenzione sui vestiti in sé. Ecco allora che gli abiti sono più sobri e si può notare la quasi completa assenza di gonne ampie, cappellini, guanti lunghi e nastri.

Tra i critici c'è stato chi l'ha accusato di essere un film troppo "letterario", ma anche qui non mancano le differenze con il romanzo - a partire dalla signora Bennet che nel romanzo ha una sorella che vive a Meryton, la signora Philips, e un fratello che vive a Londra, il signor Gardiner, mentre in questa versione non vi è nessuna traccia della signora Philips, essendo la signora Lucas la sua compagna di pettegolezzi, e quando Jane parte per Londra la madre le dice di salutare sua sorella, lasciando quindi intuire che sia la signora Gardiner quella con cui ha legami di sangue. 
Per quanto riguarda una delle scene fondamentali sia nel libro che nel film, ovvero la prima dichiarazione di Darcy a cui segue la proposta di matrimonio che Elizabeth rifiuta, questa è stata spostata dall’interno delle mura di casa Collins ad un posto incantevole chiamato Tempietto di Apollo, dove la ragazza si è rifugiata per sottrarsi alla pioggia e dove Darcy l’ha seguita. Il fatto che questa scena sia stata spostata in una diversa location non toglie nulla all’originale di Jane Austen ma anzi, sembra quasi esaltarne il pathos e renderla più coinvolgente, grazie anche al fatto che i protagonisti sono giovani e lontani da occhi indiscreti più liberi di essere se stessi e di esternare risentimenti e pregiudizi, trattenuti solamente dall’etichetta del tempo. 

Keira Knightley è una Elizabeth credibile negli aspetti fondamentali del suo carattere, come l’ironia, l’arguzia e la presenza di spirito e pazienza se non dimostra abbastanza quella saggezza prematura per la sua età. È una Elizabeth giovane, vivace, pungente e con un profondo affetto per la propria famiglia, anche se molto spesso la madre e le sorelle minori sono fonte di imbarazzo per lei. La Elizabeth della Knightley mostra di più la sua indignazione con i silenzi, per poi magari esplodere con un fiume di parole, ed è meno accomodante delle sue precedenti rappresentazioni.  

Matthew MacFadyen interpreta un Darcy tormentato e chiaramente in conflitto tra i doveri che gli vengono imposti dal suo status sociale e i sentimenti che prova per Elizabeth. Il Darcy interpretato da MacFadyen non è un signore spocchioso che guarda tutti dall’alto in basso, ma un uomo che è stato tradito da persone di cui si fidava - MacFadyen non è un Darcy freddo e orgoglioso come può trasparire dal romanzo anzi, la sua apparente arroganza è solamente un tentativo di non lasciar avvicinare a sé le altre persone, ma dimostra anche un lato più “umano”, quasi “insicuro”, nel modo attento in cui formula le frasi e si muove in presenza di Elizabeth; in sostanza MacFadyen gestisce con molta abilità uno dei più conosciuti personaggi della letteratura mettendoci quel suo tocco personale che lo rende indimenticabile e capace di far sospirare qualsiasi ragazza. Sebbene si colgano indizi durante tutto il film della sua vulnerabilità e della sua sofferenza passata e della sua timidezza di fronte a persone sconosciute, durante la visione non siamo mai portati a pensare che sia di carattere “debole”. L’interpretazione di MacFadyen è un perfetto equilibrio di forza e vulnerabilità, di freddezza e passione che rispecchia esattamente il personaggio originale della Austen. 

Una delle scene più indimenticabili per me è quella della partenza da Netherfield dopo la malattia di Jane - è il tocco delle mani tra Elizabeth e Darcy, quando lui l’aiuta a salire in carrozza. 
Il fatto che Darcy tocchi la mano di Elizabeth per anche più tempo di quanto sia effettivamente necessario è un’importante indicazione di quanto lui sia comunque attirato da lei, a dispetto della sua famiglia e del suo status sociale.
Joe Wright fa in modo che lo spettatore colga questo momento, facendo focalizzare lo sguardo sul particolare delle loro mani che si toccano, poi sull’espressione sorpresa di Elizabeth e infine sulla mano di Darcy, che lui flette mentre torna in casa, rendendo evidente tutta la spontaneità di quel gesto che non aveva previsto di fare ma che ci mostra quanto in realtà i suoi sentimenti siano cambiati rispetto all’inizio.  


Nel rispetto dell'opera di Jane Austen, quasi alla fine del film vediamo solo Elizabeth e Darcy tenersi le mani e sfiorarsi appena il viso con la fronte dopo che Elizabeth ha accettato la seconda proposta di Darcy
La scena finale prevista in sceneggiatura è stata tagliata e inserita nei contenuti speciali del dvd per gli inglesi, mentre negli Stati Uniti il “finale alternativo” è stato mantenuto nella versione uscita al cinema. Questa scena aggiuntiva vede Elizabeth e Darcy novelli sposi nella tenuta a Pemberley mentre parlano e con piccoli gesti mostrano il proprio affetto l’uno nei confronti dell’altra e chiudendosi con un bacio. Il bacio che si scambiano è stato ritenuto dagli inglesi troppo lontano dalle atmosfere austeniane e dagli atteggiamenti canonici dei protagonisti, quindi è stata presa la decisione di tagliarlo per la versione cinematografica. 

Pur non mancando di piccole inesattezze quali la composizione della famiglia Gardiner alterata, qualche personaggio mancante e qualche location modificata, questa trasposizione di Joe Wright risulta la più fedele delle due realizzate. 

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Mi scuso per la lunghezza forse eccessiva del post, ma cercate di capirmi: ho dovuto condensare più di trenta pagine di analisi dei personaggi e dei film, tagliando parecchie cose. Avendoci scritto una tesi sopra e amando quest'opera, per me è tutto importante. 

Ma prima di chiudere vi lascio qualche altra chicca. 

Esiste anche un terzo film su Orgoglio e Pregiudizio, datato 2003 - non sono mai riuscita a reperirlo per quanto ci abbia provato e, a quanto ne so, è stato trasmesso solo una volta in televisione nel 2008
Pride And Prejudice: A Latter Day Comedy, diretto da Andrew Black è risultato un fallimento totale su tutti i fronti. In questa versione si è voluto ambientare il romanzo in epoca moderna, ovvero nei primi anni duemila, e rendendo Elizabeth una ragazza concentrata solamente sugli studi in uno Utah mormone. I personaggi risultano labili e il film concentrato più sull’aspetto religioso che sul resto. 
Il giornalista Steve Rhodes in una sua recensione su IMDB.com, afferma che questa versione di Orgoglio e Pregiudizio “cade dritta di faccia come una ragazza adolescente che prova per la prima volta un paio di scarpe con il tacco alto” - e sì, se ve lo state chiedendo, ho davvero inserito questa citazione nella tesi e credo di averla pure pronunciata durante la discussione di laurea. 

Infine come dimenticare il tanto discusso - e massacrato dalla qui presente nella sua tesi nel 2011 quando era ancora solo un'idea presa dal libro - Pride and Prejudice and Zombies
In questo film abbiamo tutto quello che abbiamo sempre amato dell'opera di Jane Austen solo che, tra un ballo e l'altro, le nostre sorelle Bennet e il nostro Mr. Darcy si dedicano ad altre attività come quella dell'uccisione degli zombies - una vera e propria piaga sociale
In realtà, a patto di non urlare allo scandalo - anche se la Jane Austen dentro di me l'ha fatto, è stato anche piacevole quando l'ho visto al cinema.
 

Orgoglio e Pregiudizio è stato di ispirazione per tanti altri film. 



Matrimoni e Pregiudizi, diretto da Gurinder Chada nel 2004, racconta le stesse dinamiche relazionali del romanzo della Austen, solamente in puro stile indiano, con tanto di musiche, balli e colori sgargianti, trama melodrammatica dove però il vero amore trionfa sempre e dove la santità della famiglia ricopre un ruolo ricorrente. 




Riferimenti all’universo di Orgoglio e Pregiudizio si trovano anche nel film Il Diario di Bridget Jones del 2001 diretto da Sharon Maguire e tratto dall’omonimo romanzo di Helen Fielding - e in comune non hanno solo Colin Firth (ispirazione della scrittrice dato il suo ruolo nel 1995) che interpreta un personaggio di nome Darcy. 
La madre di Bridget può essere benissimo la trasposizione della signora Bennet per quel suo essere un po’ isterica e per la frenetica voglia di trovare un marito alla figlia. Gli altri personaggi non sono da meno: ad esempio il capo di Bridget, interpretato da Hugh Grant, è la perfetta versione moderna di Wickham, ovvero un dongiovanni senza scrupoli. Quella tensione e rivalità che si percepiscono e caratterizzano il rapporto tra Darcy e Wickham prendono corpo in questa versione ambientata a Londra negli anni ‘90, sfociando in una rissa tra Mark Darcy e Daniel Cleaver in mezzo alla strada.
I riferimenti al romanzo della Austen non finiscono qui. 

Quello che nel libro era il ballo in società, nel film di Sharon Maguire diventa il lancio di un libro, ospitato dalla casa editrice per cui lavora Bridget, la Pemberley Press, e la collega di Mark Darcy, brillante e sofisticato avvocato come il nostro protagonista maschile, una degna Caroline Bingley moderna.
Ma la caratteristica principale che accomuna romanzo e film è il discorso che Mark Darcy fa a sua madre durante il pranzo di Natale a casa della famiglia di Bridget; la nostra protagonista si trova ad origliare le parole di Mark, esattamente come succedeva ad Elizabeth al ballo, solamente che nel film i termini sono più crudeli e in linea con il linguaggio usato ai giorni nostri


"Mamma, non ho bisogno di un appuntamento al buio. E soprattutto non aspiro ad una zitella con incontinenza verbale che fuma come un camino, beve come un pesce e si veste come sua madre."

Elizabeth poteva dirsi fortunata nell'essere descritta come "passabile" dal suo Darcy. 

Certo, Bridget Jones ha veramente poco di Elizabeth Bennet: è più goffa e sgraziata, impreca, beve troppo e fuma ancora di più ed è ossessionata dai chili in eccesso, ma comunque mantiene quell’aspetto tagliente che ha sempre caratterizzato Elizabeth. 


Un discorso analogo può essere fatto anche per C'è post@ per te con Tom Hanks e Meg Ryan - uno dei miei film preferiti di sempre. Sebbene esplicitamente presentato come un remake di Scrivimi fermo posta, pure lui è pieno di riferimenti e schemi che si rifanno a Orgoglio e Pregiudizio e in cui possiamo ritrovare tutte le caratteristiche di Elizabeth e Darcy nei protagonisti Kathleen Kelly e Joe Fox
Oltretutto Orgoglio e Pregiudizio è il romanzo preferito di Kathleen, la quale dichiara di averlo letto almeno 200 volte e che lei usa per farsi riconoscere all'appuntamento al buio. 
Anche Joe si dichiara due volte e alla seconda viene accettato e la passeggiata a Central Park ricalca quella a Longbourn. Joe Wright, sette anni più tardi, utilizza lo stesso tipo di inquadratura per mostrare Darcy che arriva dai campi all'alba.

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E ora sono arrivata davvero alla fine e spero di non avervi annoiati troppo! 
Per premiarvi della pazienza dimostrata, c'è una bella sorpresa per voi: una copia digitale di Orgoglio e Pregiudizio aspetta chi commenterà più tappe di questo tour. 
Ricordate di lasciare un indirizzo e-mail nei commenti così che Susy possa contattarvi

Nel frattempo vi ricapitolo le tappe precedenti: 

Gli Alberi da Libri - Presentazione
The Avid Reader - Ambientazione
La Spacciatrice di Libri - Perché tutti amiamo Darcy
The Book Lawyer - Lizzie e Darcy

E non perdete la prossima tappa dedicata a Jane Austen sul blog di Annamaria, La Contessa Rampante

The End.
(questa volta sul serio)