martedì 26 settembre 2017

[Recensione] "Eroi della frontiera" di Dave Eggers

Come avevo scritto ieri, di questo libro ad attrarmi principalmente è stata l'dea del viaggio on the road e il fatto che fosse ambientato in Alaska - non perché io ci sia mai stata, ma perché la mia gatta si chiama così ed è stata la prima cosa a cui ho pensato. 
Sì, sono superficiale in questa maniera.


Titolo: Eroi della frontiera
Titolo originale: Heroes of the Frontier
Autore: Dave Eggers
Data di uscita: 28 febbraio 2017
Data di uscita originale: 26 luglio 2016
Pagine: 324 (copertina flessibile)
Editore: Mondadori

Collana: Scrittori italiani e stranieri

Trama: Josie ha trentotto anni ed è felice, quella sera. In un camper al buio, con i suoi due bambini e i boschi sconosciuti attorno. Sa che la sua è una felicità passeggera, e che tutto è sbagliato. Non dovrebbe essere in Alaska, una zona del paese che è America ma anche non lo è, è il luogo dell'oblio e dei viaggiatori erranti. Non dovrebbe trovarsi in un'anonima casa a quattro ruote, senza telefono e con in tasca solo contanti. Irrintracciabile. Era una dentista e non lo è più. Il padre dei suoi figli l'ha lasciata. Ha una causa legale alle costole e un rimorso che la tormenta. Credeva in un paese che non esiste più, cancellato dalla durezza della crisi economica. Così Josie si è ribellata: ha preso i suoi figli (sequestrati, si potrebbe dire, all'insaputa del padre), li ha caricati su un camper e sono partiti, senza un piano. Paul, otto anni, "gli occhi freddi e premurosi di un prete glaciale", più assennato di sua madre. Ana, cinque anni, "una minaccia continua al contratto sociale", un animale con gli occhi verdi e "la capacità di individuare l'oggetto più fragile in qualsiasi stanza e romperlo con incredibile alacrità". E ora puntano dritti verso l'Alaska. Un genitore non dovrebbe prima di tutto tenere i figli alla larga da pericoli inutili e traumi evitabili? Invece lei li ha trascinati in Alaska, che non è per niente un luogo magico dall'aria cristallina, ma un posto soffocato dalla caligine di decine di incendi dispersi per tutto lo Stato come galeotti in fuga. Ma è anche la terra degli eroi, e Josie ha bisogno di trovarne uno: trovatemi uno coraggioso, un ardito, chiede agli alberi scuri. Trovatemi uno che non si tira indietro. Dave Eggers torna a raccontare, con la struggente tenerezza e lo humour del suo romanzo d'esordio, l'America contemporanea e quel che resta di una famiglia disastrata che si mette in marcia verso la frontiera. E in più la luminosa e quasi utopistica fiducia, nonostante tutto, che qualcosa di simile all'originario sogno americano esista ancora, da qualche parte sotto il ghiaccio.


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Non credo che questo libro sia adatto a tutti e su Goodreads ho visto recensioni che lo esaltavano e altre che lo demolivano - e a quanto pare la descrizione dell'Alaska non è nemmeno precisa ma, come detto sopra, non ci sono mai stata e non posso né confermare né smentire a differenza di chi ha letto il libro e in Alaska ci vive/è vissuto. 
Io mi trovo in mezzo, esattamente come mi ero trovata in mezzo con Cime Tempestose

Questo libro ha una protagonista con cui è assai difficile entrare in simpatia e io stessa avevo altre aspettative nei confronti di questo libro - me l'ero immaginata in un certo modo e l'inizio quasi lento mi ha creato difficoltà nell'ingranare la lettura e nell'invogliarmi a proseguire. 

Eroi della Frontiera vuole essere un'analisi e una critica alla società moderna - ma non solo americana, quella proprio mondiale se vogliamo. 
È un libro che critica la fretta di correre ovunque per fare mille cose contemporaneamente, l'aggressività che ci mettiamo nel guidare per strada e nel comunicare con un'altra persona vivendo ogni cosa come un affronto. 

Josie è una donna di quarant'anni con un'adolescenza travagliata alle spalle, emancipata dai suoi genitori a diciassette anni dopo uno scandalo che li vedeva coinvolti e costretta a rimboccarsi le maniche per andare avanti. 
Compagna di Carl - da lei descritto come un invertebrato scansafatiche e un uomo bambino - per quasi dieci anni e madre di due figli, il giorno in cui viene a sapere che l'ex-compagno sta per sposare un'altra conosciuta in Florida quando invece si è sempre rifiutato di sposare lei, decide di prendere i figli e lasciare l'Ohio. 
Tanto ha pure perso il suo lavoro allo studio dentistico e con la scusa di andare a trovare la sorellastra Sam, Josie parte per l'Alaska con Paul e Ana. 

L'Alaska le sembra un buon compromesso: non può portare i figli all'estero perché non hanno i passaporti e l'Alaska è quanto c'è di più estremo ai confini degli Stati Uniti e pagando solo in contanti spera di risultare irrintracciabile nel caso Carl decidesse di denunciarla per aver rapito i figli. 

E così si parte alla scoperta dell'Alaska in un vaggio senza meta a bordo di un camper a noleggio, con la speranza di trovare un eroe - un eroe che la salvi da una vita di comodità e frenesia e accuse, un eroe in quella terra selvaggia in cui la semplicità di quella vita sembra essere l'unica cosa di cui si possa aver bisogno. 

Josie è a mio parere una madre scellerata e che compie decisioni sbagliate. 
È una donna irrequieta che oscilla tra l'esaltazione del momento e di un'idea componendo musical nella sua testa quando si arrabbia e tra l'apatia che la prende a volte quando ricorda la sua adolescenza e le cause legali che si è lasciata alle spalle. 
Fondalmentalmente Josie è una donna in fuga: dai fantasmi di chi è morto, da chi le ha fatto causa, da Carl, dalle mamme dei compagni di scuola dei suoi figli che pretendevano che partecipasse a quattro saggi a settimana e la guardavano male perché lei era una madre lavoratrice che non poteva sempre essere presente. In fuga dalle scadenze, dalle bollette, da qualsiasi cosa che la possa tenere legata ad un posto. Vuole la libertà, vuole sentirsi così leggera da poter volare.
E a volte è un fuga persino da cose che non esistono, voli pindarici della sua mente che le fanno credere di avere ufficiali giudiziari alle calcagna.

Josie cerca in un'Alaska mangiata dalle fiamme in un'estate torrida nella quale non piove un posto tranquillo tra cielo e terra - tra effrazioni e sospetti - in cui crescere i suoi figli in maniera selvaggia e pura. 
E se un eroe non esiste e non si materializza dal nulla, allora bisogna crearlo e crescerlo. 

Mi sento in conflitto con questo romanzo, da una parte mi è piaciuto perché una volta che ho ingranato con la lettura ero curiosa di sapere dove quella pazza di Josie avrebbe condotto i suoi figli - senza alcun piano per il giorno dopo. 
Dall'altro - sebbene io ami l'aspetto on the road e ogni tanto mi venga voglia di fare la valigia e partire - poi mi piace tornare a casa e per una come me che fa le liste delle liste, la sola idea di lasciare qualcosa di mio indietro o non avere un minimo di organizzazione mi fa accapponare la pelle. 

È difficile, se non impossibile, empatizzare con Josie: una donna che a volte beve troppo e trascina i figli di qua e di là spacciando la sua fuga per un viaggio di formazione. Una donna che si lamenta tanto dell'ex-compagno, ma che anche lei non è esente da difetti.
Ma è anche lecito chiedersi: chi è davvero un buon genitore? 
Quello assolutamente prevedibile che ti offre una vita in cui ogni giorno è uguale all'altro e ti cresce inculcandoti in testa cosa fare in futuro oppure quello che ti porta in giro per lo Stato senza alcun piano preciso in mente e ti fa scoprire in piena libertà ogni giorno qualcosa di nuovo? 
Cosa rappresenta davvero una vittoria e cosa una sconfitta?
Chi è un "eroe" al giorno d'oggi? Davvero in Alaska vivono in maniera più semplice e rilassata e tutti dovremmo prendere esempio o anche loro sono persone normali che possono vivere una vita dai ritmi frenetici?

Anche con i figli di Josie, Paul e Ana, non è facile empatizzare perché presentano caratteristiche che li dipingono come "estremi" e quasi irreali. 
Paul, otto anni, serio e molto più saggio di sua madre e con un sguardo sempre pronto a giudicare; Ana, cinque anni, una bestia selvatica che rompe qualsiasi cosa si trovi nel suo raggio d'azione. 

Eppure è un libro che fa riflettere, in un certo qual modo - anche se si è sempre nella testa di Josie mentre guida per le strade dell'Alaska. 
È un libro che mette alla prova i suoi protagonisti e anche il lettore perché ogni pagina presenta una sfida per la sopravvivenza in una terra che viene dipinta come fredda e selvaggia. E a volte vorresti solo prendere Josie e scuoterla per le spalle, costringendola a fermarsi per non mettere ulteriormente in pericolo i suoi figli.
E ha anche una sorta di umorismo surreale, con scene al limite del grottesco che sono riuscite a strapparmi risate sorprese per l'assurdità - e a volte la normalità - di certe situazioni in cui Josie si ritrova. 

Non credo che questo romanzo sia per tutti - o che, perlomeno, non tutti riusciranno a trovare qualcosa su cui essere d'accordo. 
Forse il sogno americano esiste ancora, forse si trova alla frontiera dell'Alaska. 
O forse bisogna semplicemente rallentare e prendersi il tempo per respirare anche in mezzo alle comodità della propria casa in Ohio senza bisogno di vivere in una miniera abbandonata nel nord dell'Alaska. 


e ½

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